Nigeria - P. Goffredo tra le vecchie case di un villaggioNIGERIA
Il gigante d'Africa

P.Goffredo Zarb missionario in Nigeria
P. Mark Ezeh Cappuccino NigerianoI

Il paese
La Nigeria è chiamata “il gigante dell’Africa” perché è il paese più popolato del continente. Con circa 120 milioni di abitanti, in un territorio tre volte più grande dell’Italia, costituisce un quinto dell’intera popolazione dell’Africa. Ci sono oltre 200 gruppi etnici, molti con la propria lingua o dialetto, e per questo l’inglese, eredità dell’era coloniale finita nel 1960, rimane la lingua franca del paese. Di questi gruppi, i più grandi sono gli Hausa e i Fulani nel nord (29%); gli Yoruba nel Sud-Ovest (21%) e gli Igbo nel Sud-Est (18%). Altri sono i Kanuri (4%), gli Ibibio (4%), Tiv (3%) ed Ijaw (2%). Nupe, Edo ed Annang rappresentano il 4%, mentre il resto dei piccoli gruppi etnici valgono il 16%.
Anche la realtà religiosa è veramente complessa ed è difficile avere un quadro preciso della situazione, perché durante gli ultimi censimenti (l’ultimo nel 1991), è stata volutamente omessa la dichiarazione della religione dei cittadini, per evitare rivendicazioni a scapito della laicità costituzionale del paese. Nonostante questa precauzione, dopo il passaggio alla democrazia avvenuto nel maggio 1999, 12 stati del nord, con una popolazione di maggioranza islamica, hanno adottato la legge islamica che, nella prima metà di quest’anno, ha già suscitato scontri, nei quali hanno perso la vita oltre 1500 persone. Tentando un’approssimazione, 45% sono Musulmani, 35% Cristiani e 20% Religioni Tradizionali. Tra i Cristiani, i Cattolici sono i più numerosi, seguiti dagli Anglicani e da migliaia di altre chiese soprannominate “mushroom churches” (chiese-fungo) perché nascono come funghi. Soltanto quelle registrate ufficialmente come enti religiosi sono più di 6500. Tra i musulmani la situazione è analoga, specialmente nel Sud-Ovest, dove i musulmani Yoruba sono molto più tolleranti di quelli Hausa nel nord. Le religioni tradizionali sono ancora molto vive, specialmente nelle zone rurali, dove in sostanza, ogni villaggio ha la sua “religione” basata quasi sempre sul culto degli antenati.
La Nigeria ha tante risorse naturali e la più importante è il petrolio (è la sesta nella graduatoria dei paesi esportatori OPEC), dal quale dipende tutta l’economia del paese. Dalla vendita di questo “oro nero” il paese ricava il 68% delle entrate annuali e il 95% della moneta estera. Nonostante questa ricchezza, il 34% della popolazione vive al di sotto del livello di povertà, secondo l’indice dalle Nazioni Unite. La successione di governi militari non ha cercato di rendere l’economia meno dipendente dall’esportazione di petrolio e, di conseguenza, settori come l’agricoltura non hanno mantenuto la stessa crescita dell’aumento della popolazione cosicché il paese, che nel passato esportava prodotti alimentari in grandi quantità, ora li deve importare.

Piccoli abitanti del villaggio di IbadanLa missione
La prima presenza cristiana in Nigeria risale al 1515, quando tre sacerdoti portoghesi arrivarono nella città di Benin, dopo l’arrivo di un ambasciatore del Re del Benin alla corte di Lisbona. Questi furono ricevuti molto bene e rimasero per due anni, ma non lasciarono un’impressione molto duratura. Due frati agostiniani tentarono una seconda volta nella città di Warri nel 1577. Rimasero soltanto un anno, ma lasciarono un risultato molto importante: battezzarono molte persone, tra i quali l’erede al trono del regno. La presenza cristiana durò oltre 200 anni, nonostante la prolungata mancanza di sacerdoti residenti. I cappuccini spagnoli e italiani rimpiazzarono gli agostiniani nel secolo successivo, ma gli indigeni erano già ritornati alla loro religione tradizionale e oggi rimangano soltanto alcuni simboli e nomi a ricordo del passato cristiano della città.
Le cose cambiarono nel 1862, quando Padre F. Borghero, un sacerdote italiano della società missionaria SMA aprì una missione a Lagos, e negli anni seguenti altre missioni ad Abiokuta, Ibadan e Oyo. È merito di questa congregazione, e della corrispondente femminile OLA, se la Chiesa Cattolica si diffuse in tutta la Nigeria occidentale. L’evangelizzazione della parte orientale ebbe inizio nel 1885, con l’arrivo dei missionari Spiritani ad Onitsha. I primi anni non diedero risultati molto incoraggianti, ma con l’arrivo di Joseph Shanahan come prefetto apostolico, la missione si sviluppò a gonfie vele, grazie alla rete di scuole cattoliche fondata da Shanahan, e il popolo Igbo abbracciò la fede cattolica con entusiasmo. Ancora oggi la terra Igbo è tra le zone più cattoliche di tutta l’Africa.
La Nigeria era chiamata “cimitero dei bianchi”, perché nessuno dei missionari portoghesi sbarcati nel secolo XVII sopravvisse più di tre mesi. Erano completamente sprovveduti di informazione sulle malattie, soprattutto la malaria, e delle difficoltà di vario genere che li attendevano. Dopo il fallimento di questo primo tentativo di evangelizzare questa terra, il secondo, iniziato nel secolo scorso, riuscì felicemente. Iniziarono gli anglicani, seguiti dai cattolici una ventina di anni dopo. Per capire il prezzo enorme pagato da questa seconda ondata di missionari, basta una visita ai primi cimiteri dei missionari cattolici irlandesi ad Asaba, lungo il fiume Niger, e a Ibadan. Più dei tre quarti dei missionari arrivati in quella fase morirono a un’età inferiore dei 28 anni, e soltanto una decina superarono i 60. Questo sacrificio si fermò soltanto con la scoperta che la malaria si trasmetteva dal pizzico delle zanzare, e i missionari corsero ai ripari costruendo le loro camere sopra un primo piano molto alto, sapendo che la zanzara difficilmente vola sopra un’altezza di 3-4 metri.

P.Mario Folli celebra la S.Messa nella cappella di un villaggio alla periferia di Ibadan.La Chiesa in Nigeria oggi
I sacrifici dei primi missionari non furono vani, perché il sangue dei martiri è il seme del Cristianesimo (Tertuliano). Questo seme è germinato veramente in terra buona ed ora produce frutti in abbondanza. Secondo la statistica d’Ambassador Publications 2001/2002, le diocesi sono già 45, più tre Vicarie Apostoliche. È interessante notare che tutti i vescovi di queste diocesi, tranne cinque, sono nigeriani. La crescita della Chiesa in Nigeria non manca per ora di pastori, che il Signore invia nella sua Vigna, grazie anche al rapido aumento delle vocazioni sacerdotali e religiose. Ci sono al momento oltre 3.500 sacerdoti nigeriani e 2.980 seminaristi maggiori provenenti da varie diocesi della Nigeria. La fertilità vocazionale di questa Chiesa Locale è diventata un motivo d’attrazione per diversi ordini e congregazioni religiose. In base ad una statistica del 2001, circa 39 Ordini/Congregazioni religiosi maschili e 55 femminili, si sono già stabiliti in varie diocesi, collaborando attivamente sia nell’evangelizzazione, sia anche nell’attività sociale e caritativa.
Giovane donna del villaggio di Ibadan.Più di 3.250 Suore nigeriane sono impegnate in diversi settori, secondo i propri carismi, sia in Nigeria, sia in diversi paesi del mondo. Le vocazioni vengono maggiormente dal Sud-Est del paese, da dove alcune diocesi hanno già iniziato a mandare i propri sacerdoti in missione, soprattutto in altri paesi africani dove mancano i pastori. Ad esempio, nella diocesi d’Awka, come pure nell’Arcidiocesi di Onitsha, vengono ordinati almeno venticinque sacerdoti ogni anno. Oltre l’educazione religiosa, questi giovani ricevono una solida formazione culturale e sociale. Il Cardinale Francis Arinze, che ora occupa un posto molto importante e delicato nella Santa Chiesa Romana (Presidente della Congregazione per il Culto Divino e la Disciplina del Divino Sacramento), è il Vescovo Emerito dell’Arcidiocesi di Onitsha, che fu chiamato in Vaticano 15 anni orsono. Con questa sua posizione… non si sa mai.
Il problema della Chiesa resta sempre nel Nord, dove domina la religione islamica la quale manca di tolleranza, soprattutto nei confronti dei cristiani. La dichiarazione della legge islamica (Sharia) in 12 Stati del Nord, non solo impedisce l’evangelizzazione, ma rende la vita difficile e quasi impossibile ai cristiani che si trovano là. I religiosi che lavorano in questa zona problematica sono completamente disarmati dalla loro strategia apostolica, che non ha mai fallito finora, vale a dire educazione ed evangelizzazione dei bambini e dei giovani tramite la scuola cristiana e privata. Nello Stato di Zanfara, il primo ad applicare la legge islamica, le suore hanno dovuto chiudere le scuole perché obbligate dalla nuova legge ad insegnare i bambini la dottrina islamica. Non è neppure permesso che i bambini maschi studino insieme con le femmine, e le donne non possono stare insieme agli uomini nei mezzi pubblici, come l’autobus o il taxi. La Conferenza Episcopale della Nigeria sta studiando una nuova strategia per affrontare il problema, quanto meno per garantire la sicurezza dei cristiani che si trovano in questi stati.q