Mons.Giovanni Battista Tirinnanzi
Vescovo di Gaza e Vicario
Apostolico d’Arabia
Giovanni Battista Tirinnanzi nacque
a Firenze il 26 marzo 1869. Entrato in noviziato il 4 gennaio 1887, emise
la professione solenne il 20 febbraio 1891 e venne ordinato sacerdote
l’11 ottobre dello stesso anno. Partito per Agra il 25 dicembre
1894, venne immediatamente ammirato e stimato per spirito di iniziativa
e versatile intraprendenza. Dopo essere stato a capo di varie stazioni
missionarie, ricevette la nomina a superiore regolare ed ebbe molta parte
nell’apertura del Noviziato cappuccino di Sardhana (Meerut) di cui
fu il primo maestro e superiore. Quando fu eletto vescovo era Vicario
Generale della diocesi di Agra.
Nominato vescovo titolare di Gaza e Vicario Apostolico il 2 luglio 1937,
arrivò in Aden il 7 novembre 1937. L’opera condotta da Mons.
Tirinnanzi nel Vicariato apostolico costituisce una pietra miliare nella
storia del Vicariato medesimo perché, grazie a lui, l’attività
di apostolato si estese per la prima volta verso il Golfo Persico. Malgrado
le condizioni climatiche ostili, migliorate dal fatto che il Governo avesse
aperto alcuni pozzi artesiani a Shaykh’Uthman (un’oasi a 10
miglia dalla città), l’attività di Mons. Tirinnanzi
fu alacremente condotta. La sua prima preoccupazione fu costituita dalla
scuola “attraverso cui – scrisse – i missionari possono
ottenere ad Aden quel rispetto e quell’attenzione che fanno avvicinare
le anime alle verità della fede, specialmente quando non si possono
utilizzare altri mezzi”. Egli, pertanto, incrementò la scuola
maschile di S. Antonio a Streamer Point, diretta da tre Fratelli Maristi,
e stimata per la serietà dell’insegnamento e della disciplina.
Riconosciuta e finanziata dal Governo perché fosse aperta a chiunque
ne facesse richiesta, essa non riusciva a soddisfare tutte le domande
di accesso. Né fu possibile un ampliamento, visto che i Fratelli
Maristi non poterono fornire ulteriore personale. Altre scuole del Vicariato
erano quella di Crater, riservata agli orfani e diretta da un sacerdote
della missione, e quelle femminili (di Stramer Point e Crater) dirette
dalle Suore Terziarie Francescane di Calais. Esse furono particolarmente
lodate anche dalla comunità ebraica in una lettera indirizzata
al vescovo in occasione della morte di Pio XI e dell’elezione di
Pio XII.
L’entusiasmo missionario di Mons. Tirinnanzi trovò un ostacolo
pressoché insormontabile nella mancanza di personale: egli, infatti,
aveva a disposizione solo 4 sacerdoti, di cui uno solo relativamente giovane.
Il suo desiderio più grande era comunque quello di riprendere l’attività
al di fuori di Aden: era certo che molto si potesse ancora fare, malgrado
vi fosse un comune convincimento contrario, fondato sulla diffusa opinione
che il Vicariato dovesse unicamente occuparsi dei cattolici, in gran parte
provenienti dall’India, senza curarsi di un mondo, quello musulmano,
ritenuto assolutamente ostile. Convinto delle sue opinioni Mons. Tirinnanzi
si rivolse anche alla sua Provincia religiosa ma, “a causa delle
condizioni climatiche e dell’ambiente musulmano che fino ad oggi
ci ha concesso ben poche soddisfazioni spirituali”, tutti credevano
che non si potesse far nulla. Un altro freno Mons. Tirinnanzi lo trovò
nei vari Governi che, più o meno apertamente, appoggiavano l’Islam
“come se fosse la loro religione”. Malgrado ciò Mons.
Tirinnanzi non si dette per vinto. Richiese continuamente di potersi spingere
all’interno della Penisola Arabica e di poter ottenere la residenza
continua di un missionario in Somalia, la qual cosa, in verità,
gli venne accordata, insieme alla possibilità di costruire una
chiesa su un’area concessa gratuitamente o con un affitto simbolico.
Il convincimento che fosse necessario uscire da Aden non lo abbandonò:
si accorse, quindi, che vi erano buone speranze di riaprire una casa ad
Hodeida; di aprire una missione a Zahege, un sultanato sotto la dominazione
inglese; ebbe conferma dell’esistenza di alcune tribù cristiane
nell’interno dell’Arabia che avevano perso la loro indipendenza
e che era impossibile raggiungere. Ad Aden pose le premesse per la costruzione
di una nuova chiesa. Ma le difficoltà erano notevoli. E Mons. Tirinnanzi
avrà modo di sottolinearle in un quadro esauriente e di grande
attualità, presentato nel 1939 al cardinale Tisserant, nel quale
delineava le caratteristiche della Fede musulmana.
Rientrato in Italia per un periodo di riposo in concomitanza con l’entrata
in guerra del proprio Paese (10 giugno 1940) Mons. Tirinnanzi tornerà
in missione nel 1947. Costretto a rinunciare a causa della salute malferma
(21 ottobre 1948), si ritirò a Firenze, dove morì il 27
gennaio 1949.q
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