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Category Archives: Giornalino
Giugno 2017
Una testimonianza evangelica di fraternità
Carissimi lettori, il cammino verso una sola rivista continua a piccoli passi, ma in modo deciso. Ci rendiamo sempre più conto di dover rispondere in questo modo alla realtà che ci circonda e chiede un atteggiamento evangelico di comunione e collaborazione piena. «Eco delle Missioni» e «Proposta Tau» per tanti anni hanno contribuito ad animare l’impegno di quanti si sono messi in gioco con la nostra missione di Frati Minori Cappuccini in Toscana. Proprio per dare uno spessore maggiore e lanciare uno sguardo di speranza sul futuro, vogliamo offrire a tutti uno strumento di comunione. Piccolo segno di realtà ecclesiale e francescana, noi Frati Minori Cappuccini rinnoviamo il nostro impegno di essere in Toscana una testimonianza evangelica di fraternità, secondo lo stile di Francesco d’Assisi. In questo stile vi tendiamo la mano e chiediamo di condividere il nostro cammino. Ci sembra fecondo, allora, condividere con ciascuno di voi le parole che Francesco rivolse ai suoi frati, durante una sosta a Siena, nel suo cammino verso Assisi, al termine della sua esistenza. In un momento critico, quando gli sembrava che «sorella morte» fosse già accanto a lui disse a un suo confratello: “Scrivi che benedico tutti i miei frati che sono ora nell’Ordine e quelli che vi entreranno fino alla fine del mondo. Siccome non posso parlare a motivo della debolezza e per la sofferenza della malattia, brevemente manifesto ai miei frati la mia volontà in queste tre esortazioni. Cioè: in segno di ricordo della mia benedizione e del mio testamento, sempre si amino tra loro, sempre amino ed osservino la nostra signora la santa povertà, e sempre siano fedeli e sottomessi ai prelati e a tutti i chierici della santa madre Chiesa” (Francesco d’Assisi, Testamento di Siena : FF 132-135). In risposta alle domande del mondo nel quale siamo immersi, le esortazioni di Francesco sono chiamate a colorarsi di modalità adeguate. Ne proponiamo alcune. L’amore reciproco si rivesta di cortesia umana, nei gesti e nelle parole. L’amore alla povertà conduca dalla sobrietà di vita alla condivisione verso chi è impoverito ed emarginato. La fedeltà alla Chiesa si concretizzi nella partecipazione del cuore e delle scelte al percorso suggerito dalla Evangelii gaudium di papa Francesco. La nostra rivista possa essere un aiuto lungo il sentiero della vita che vogliamo condividere con tutti voi.
La redazione
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Dicembre 2016
Editoriale
Stiamo attraversando tempi segnati da cambiamenti ad ogni livello. Non vogliamo abusare qui dell’aggettivo epocale, ripreso spesso e talvolta a sproposito. D’altra parte, il fenomeno migratorio di migliaia di persone che bussano ai confini dell’Europa non può definirsi un’emergenza temporanea. Siamo davanti ad una profonda trasformazione della società nella quale viviamo. E non possiamo prevedere in che modo si presenteranno nel prossimo futuro gli scenari culturali e sociali della società europea. Anche da un punto di vista ecclesiale, stiamo assistendo a tentativi di cambiamento. Il magistero di papa Francesco sta portando una ventata di novità nella chiesa, prospettando un rinnovamento nelle relazioni all’interno delle comunità ecclesiali come nella tensione evangelizzatrice. L’idea di «una chiesa in uscita», che corra rischi pastorali piuttosto che rimanere arroccata su posizioni statiche ormai indifendibili, è il principio guida della parola di papa Francesco. All’interno di questi e molti altri cambiamenti, anche l’umile Eco delle Missioni cammina verso una trasformazione che riteniamo possa giovare alla sua diffusione. Il nuovo consiglio dei Frati Minori Cappuccini toscani sta cercando di semplificare la pubblicazione delle testate della provincia religiosa. Convogliando le forze e avendo di mira una evangelizzazione a tutto campo, le redazioni di Eco delle Missioni e di Proposta Tau saranno unificate fin dal prossimo anno. Crediamo così di poter svolgere un servizio migliore e più qualificato nei confronti sia dell’animazione missionaria che della pastorale giovanile in Toscana. Intanto, per l’ultimo numero di questo anno, le due testate saranno stampate e distribuite come al solito. Ma già fin d’ora, sfogliando le pagine della rivista, troverete qualche cambiamento insieme a conferme di collaboratori e tematiche. In un famoso detto, riportato dall’evangelista Matteo, Gesù afferma che “ogni scriba, divenuto discepolo del Regno dei cieli, è simile a un padrone di casa che estrae dal suo tesoro cose nuove e cose antiche” (Mt 13,52). Confidiamo di mantenere questo preciso stile evangelico, continuando sullo stile così apprezzato da voi lettori e proponendovi nuovi stimoli che speriamo siano accolti con il medesimo gradimento. Nell’approssimarsi della festa di Natale, vogliamo augurare ad ogni lettore un tempo di reale preparazione all’incontro con il Signore. La liturgia della prima domenica di Avvento ci ha invitato ad andare incontro con le buone opere al Signore che viene. Colui che viene è Colui che fa nuove tutte le cose, è Colui che, come diceva non gli antichi cristiani, ha introdotto nel mondo degli uomini ogni novità portando Se stesso. Col cuore pieno di speranza nelle promesse del Signore, vi auguriamo fin d’ora un felice e sereno Natale nelle vostre case e nelle vostre famiglie.
La redazione
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Giugno 2016
Grazie Giovanni!
Col numero scorso (marzo 2016) il Professor Giovanni Minnucci ha concluso la sua collaborazione con la nostra rivista: una collaborazione il cui inizio si perde nella notte dei tempi e che, negli ultimi sei anni, era diventato appuntamento puntuale e di grande prestigio con i nostri lettori, attraverso uno spazio che lui stesso aveva voluto chiamare “Per riflettere”. Come redazione già ne sentiamo la mancanza ed esprimiamo l’auspicio che il nostro rapporto non sia concluso, ma solo momentaneamente sospeso: dopo tanti anni, ha sentito il bisogno di lasciarsi più tempo per i suoi molteplici interessi ed impegni in campo accademico ed ecclesiale, una scelta che – pur con l’inevitabile rammarico – ha trovato la nostra immediata e totale comprensione. Difficile dire se di Giovanni abbiamo maggiormente apprezzato – e quindi ci mancherà di più – l’umanità, la spiritualità francescana, la vasta cultura, il rigore accademico o la semplice amicizia, perché lui è tutte queste cose insieme; ce ne siamo resi conto leggendo i suoi splendidi articoli, sempre di grande respiro, mai banali, su temi di enorme impegno, sia che trattassero dell’evoluzione della società globale, di temi di geopolitica, o più squisitamente di aspetti legati alla missione, alla vita e al magistero della Chiesa. Per questo lo vogliamo ringraziare, certi di interpretare anche il pensiero dei nostri lettori, perché in questi tempi in cui la riflessione è un bene così raro, le sue provocazioni ci hanno sempre stimolato a ragionare su quanto di importante accadeva a noi e intorno a noi, e ragionare è importante per crescere, come uomini e come cristiani! Quello che ci proponiamo di fare nel prossimo futuro – e lo proponiamo anche ai lettori – è di riprendere alcuni dei suoi articoli, leggerli di nuovo e riflettere ancora: per esempio su Diritti umani e libertà religiosa (giugno 2014), sull’incontro interreligioso di Assisi sulla pace (dicembre 2011), sulle migrazioni che interrogano la nostra civiltà (dicembre 2013), oppure su come cambia la geografia culturale e religiosa del pianeta (marzo 2014), sul Corno d’Africa, una catastrofe annunciata (ottobre 2011), sul Mediterraneo: area di conflitti o di incontro fra culture (giugno 2011), o quella originale e coraggiosa lettura della crisi, proposta nel giugno 2013, col titolo “Dio, l’uomo e il denaro”, per non parlare degli ultimi due numeri, in cui declina, da par suo, la pastorale della misericordia di Papa Francesco: dal Convegno Ecclesiale di Firenze (dicembre 2015), all’indizione del Giubileo (marzo 2016) Davvero Giovanni, con tutto il cuore, grazie!
La redazione
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Marzo 2016
Omaggio al Medioevo
In questo tempo di dibattiti sulle unioni civili, non passa giorno che non capiti di incontrarsi nei media in una lunga serie di insulti, disprezzo e sufficienze, indirizzate contro il Cristianesimo, a partire da: “residuo di oscurantismo medievale” fino a quelli molto più popolari con riferimenti alla terminologia anatomica. Voglio rivendicare del Medioevo la forza, l'originalità e la positività, che, pur portati avanti usati con rozza ma efficace energia e a volte poco ortodossa, riuscirono a creare una nuova unità politica ed ideale e la moralità di una società disgregata della decadenza della cultura greco-romana. Tale “oscurantismo” portò in gestazione l'Umanesimo e il Rinascimento, i periodi più fulgidi della nostra storia nazionale e paradigma per la cultura europea. Il Braccio secolare e il Cristianesimo costruirono i loro palazzi l’uno di fronte all’altro nella stessa piazza. C'era bisogno di visioni comuni, di certezze sicure e di determinazione e di azione. Nonostante i tentativi di sconfinamento provenienti da entrambe le parti, il bipolarismo resse e fu fecondo. Perché è il bipolarismo la base della realtà: dall’incontro del diverso o del complementare scaturisce l'energia ed il nuovo. Vita-morte, notte-giorno, inverno-estate, pace-guerra, gioia-dolore, odio-amore, terra-mare, positività-negatività, nucleo-elettroni, destra-sinistra, maschio-femmina, nuovo-vecchio... dal momento che si fondono perdono energia, si spengono e si vanificano.
P.Francesco Borri
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Dicembre 2015
Un bambino ci è stato donato
Anche quest’anno, è arrivato il tempo degli Auguri che siamo soliti scambiarci alla fine dell’anno. Quando la natura sembra fermarsi e il freddo e la pioggia ci spingono a stringersi al riparo, sentiamo il bisogno di celebrare e brindare alla nostra vita e a quella di tutti coloro con cui la condividiamo. È vero; le ritualità sono tante e svariate; ce ne sono di vecchie e di nuove, di sante e dissacranti. Il Cristianesimo, quando sostituì al Sole, autore della vita, con la nascita di Gesù, il Figlio di Dio, ci indicava che la festa della vita si festeggia in Dio, Lui il Vivente, l’autore della vita, che da Lui deriva e sussiste. Non so se ti sei mai concentrato su tuo figlio quando era piccolo, scrutandone la profondità degli occhi o ammirando la limpidezza del suo sorriso. O quante volte ti sei commosso per l’abbandono con cui ti si è affidato o come ti sei angustiato quando la tua presenza non era capace di dargli pace. Lo senti tuo, ma mai saresti stato in grado con il tuo potere di fare qualche cosa di simile. Ti sei accorto come la sua presenza ti esalti, rafforzi il tuo impegno e la tua dedizione, fino a che tu stesso ne sei rinnovato. È così che il Natale che da festa del Bambino Gesù, di Dio, diviene anche la festa della vita, un inno di grazie e la preghiera, che la nostra rimanga sempre sotto l’ombra delle ali di Dio. Questo è il nostro Augurio. Che questo Bambino fecondi il tuo cuore, entri nella tua casa, sostenga coloro che ami e che ti sono vicino e il tuo lavoro. E ti porti pace e gioia per l’anno nuovo che entra.
P.Francesco Borri
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Ottobre 2015
Volare in alto
Sono ormai diversi giorni che provo a pensare sul senso della massa di esseri umani che preme numerosa alle frontiera dell’Europa. Ma ogni qualvolta tiro delle conclusioni, succede sempre qualche cosa, che mi obbliga a rimescolare le carte. In una espressione di meraviglia, Samantha Cristoforetti, ammirando la terra dalla stazione spaziale, sottolineava come da lassù non si vedessero né i confini né le barriere con cui dobbiamo misurarci ogni giorno. Il globo appare splendente e compatto anche se composto dai molti e svariati elementi e creature viventi. È una unità fatta di diversità, che si amalgama e dove ogni cosa trova i limiti e confini con armonia. Ogni volta che un equilibrio si rompe, una serie di eventi scompaginano e ricompongono le diversità in nuovi equilibri. È questo il sistema con cui la terra si rinnova e mantiene la sua giovinezza. Che non sia così anche per il genere umano? Viviamo in una società dove i mezzi di comunicazione interconnettono simultaneamente ogni angolo del globo. Scienza e tecnologia hanno concesso agli uomini il potere di sbarazzarsi della maggior parte delle sudditanze ostili e incrementare i beni e i ritmi della natura. Ne è seguita una moltiplicazione di relazioni umane, che gli uomini però non hanno imparato a gestire nell’equilibrio. Chi ne soffre è stanco e non accetta più i limiti, i confini né leggi vigenti. Esige anche per sé quello che la terra possiede. “Non sottovalutare la forza degli stupidi quando sono radunati in grandi masse” dice il messaggio stampato in una maglietta del Tanzania. Bisogna allora salire ancora più in alto, come la Cristoforetti, e far scomparire i confini attuali, che non hanno più l’equilibrio né l'armonia necessari e disegnarne di più giusti ed attuali.
P.Francesco Borri
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Giugno 2015
Momenti preziosi
L'orario del nostro convento ci concede un’ora preziosa alla fine di ogni giornata, quando noi frati sostiamo con pochi fedeli nel silenzio della nostra chiesetta, mormorando le melodie dei vespri e fissando lo sguardo dentro l’aureola dorata che contiene il Pane consacrato. È un’opportunità, è un dono che fa’ riposare il cuore e la mente dopo la giornata trascorsa. È come rivisitarne i fatti e le emozioni, rileggendole alla luce della presenza di Gesù, che credi presente in quel piccolo cerchio di pane. Una gioia, una preoccupazione, un rapporto difficile, l’orgoglio colpito, una stupidaggine fatta escono dal cuore si inseriscono in una arena più grande della tua, che si allarga fino ad arrivare al cuore di Dio. Qui avverti che il tuo spazio interiore si popola di persone e di eventi che vanno oltre i confini del tuo mondo e della tua persona. Non hai paura, non puoi mentirti né ingannarti, come non puoi né mentire o ingannare. Desideri che tutti siano parte con te della tua gioia ma anche della tua sofferenza. Non c’è lì chi voglia rubarti qualcosa o che tu debba rubare qualcosa. Puoi vedere e anche gustare quello che in te c’è di bello e di sano, e quanto sia fragile ogni volta che hai l’occasione di metterlo in gioco e di condividerlo. È Dio che ti si affaccia dentro di te. Riempie il tuo cuore della sua grandezza, esalta e arricchisce la tua povertà. Si realizza con poche parole del Vangelo, un ricordo, un evento, che attraversano la mente come una stella cadente nel buio della notte e lasciano dentro di te una traccia di luce. Sono le sembianze di un fratello o di una sorella, che qui non sembrano così dure e contrarie come le vedi quando sei lontano da Dio. Succede anche che, se non riesci ad uscire da te e dirigerti verso il cuore di Dio, allora vai nervosamente a tentoni col rischio di creati un dio a tua immagine oppure ripieghi nel solito libro che ti guida a pensare e a studiare le cose di Dio. Ma non è come sentire il parlare di Dio. E ti senti come Tommaso, ti rammarichi. Pretenderesti che quel pane consacrato, il segno della sua presenza, dovrebbe dare maggior soddisfazione anche alla realtà dei tuoi sensi. Una volta a me è successo che una stella cadente ha tracciato un solco di luce nell’anima e ha detto che il volto di Cristo, quello che si può vedere con gli occhi del corpo, si vede nascosto e confuso in ogni volto di chi ha bisogno anche di un solo goccio di acqua.
P.Francesco Borri
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Marzo 2015
La redazione augura a tutti una Buona e Santa Pasqua
Grazie Padre Piero... Nello sconfinato mare delle notizie, la nostra preoccupazione è quella di carpirne il maggior numero. Ne facciamo una questione di “quantità”, abbiamo perso la capacità di analizzarle, di selezionarle secondo l’importanza, con il risultato che, a fine settimana o alla fine del giorno, non ce ne ricordiamo neanche una; proprio come le onde del mare, quando sono passate sono tutte uguali, nessuna che lasci un segno! A rompere la “monotonia della superficialità”, ogni tre mesi, all’uscita di questa rivista, arrivava “Accade nel mondo”, la rubrica di Padre Pero Vivoli, che affondava la riflessione su un solo argomento: la profondità al posto della superficialità, la qualità contro la quantità. Una scelta di grande valore pedagogico! Dopo aver letto quella paginetta non si poteva fare a meno di chiedersi come mai, quella cosa lì che pure sapevamo, non avesse suscitato in noi l’attenzione, la riflessione che avrebbe meritato: la sua profondità ci metteva di fronte alla nostra superficialità! Sentite l’attacco del suo articolo dell’ottobre 2013: “Quando alle 17 di oggi, 7 ottobre, ho cominciato a scrivere ciò che state leggendo, i corpi ritrovati a Lampedusa, a seguito del tragico naufragio di uno dei tanti barconi della disperazione, sono 211. La notizia, invece, che tanto ha scosso le istituzioni e il sentire comune, su alcuni giornali online è già scivolata in 22° posizione, dopo il solito scontro Pd - Pdl... E pensare che sono passati appena 3 o 4 giorni!” Con lo scorso numero della rivista, l’ultimo del 2014, Padre Piero si è accomiatato dai suoi lettori. Potremmo scorrere tutte le riviste uscite durante questi 15 anni di collaborazione e troveremmo che, ogni volta, l’autore ha colpito nel segno: per il tema scelto, per come lo ha “raccontato”, si trattasse di un fatto di cronaca, di una riflessione filosofica o di un fenomeno di costume. Padre Piero ci ha insegnato che niente succede per caso, niente è banale: un orologio da parete per noi serve solo a indicare l’ora; per lui – e per tutti quelli disposti ad imparare la lezione - “scandisce il procedere inesorabile del tempo, memoria di una storia che si va costruendo, di un futuro che si consuma, di un presente fugace... memoria di un conflitto, tipicamente contemporaneo, tra continuità e frammentazione” (ottobre 2011). Grazie Piero, ci hai lasciati nella frammentazione... ti aspettiamo per la continuità!
La redazione
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Dicembre 2014
E se il Natale fosse una festa Missionaria?
BUON NATALE!!!… e... cioè?... Non so quanti cristiani di oggi saprebbero dare una risposta che possa far capire l’importanza di questo augurio ed il mistero della nostra fede che esso racchiude. È impensabile che il significato del Natale sia quello che nei nostri anni e ancor più nei nostri giorni stiamo vivendo! Forse potrebbero parlare con tenerezza che Dio si è fatto uomo, che è nato in una stalla e tante altre cosa simili che ci riportano al fatto così come è avvenuto duemila anni fa. Ma la storia della salvezza non è una realtà che ci fa rivivere episodi del passato, è una realtà che si rende attuale e viva nel corso dei secoli, oggi, nel nostro presente, nella vita di ogni uomo. Ci può essere un’idea nuova del Natale che non è molto popolare e forse non è sentita e proclamata neppure un po’ più in alto. Il Natale di fatto celebra un evento completamente nuovo nel mondo: Dio entra nel mondo per salvare il mondo. È Gesù che nascendo nel nostro mondo da’ inizio ad una nuova missione: la salvezza per tutti. E se il Natale fosse una festa missionaria ? Per scoprirlo è indispensabile aver chiaro chi è il missionario. La risposta non è difficile: il missionario è colui che Dio chiama ed invia ad annunciare agli uomini il suo amore di Padre, la sua volontà di salvezza per tutti gli uomini. A questo punto per poter capire e riflettere ancora dobbiamo fare subito un po’ di lavaggio al nostro cervello nel quale si annida un’idea non proprio giusta e vera: Il missionario non è colui che Dio ha scelto tra il suo popolo e ha inviato in terre lontane per portare il Vangelo di salvezza a chi ancora non lo conosce, idea vera, ma oggi molto limitante, “Il Missionario" è Gesù e il suo Natale celebra il momento del grande evento della Missione, perché è il giorno in cui il primo missionario viene inviato nel mondo dal Padre, autore della missione di salvezza per tutti gli uomini. Gesù è missionario anche come vorremmo noi: nei suoi primi trent’anni si è mescolato con gli uomini; ha vissuto la loro vita ed ha fatto le loro esperienze; si è preparato con la Bibbia alla mano letta ogni sabato nella Sinagoga e finalmente il suo annuncio esplosivo: Dio ha tanto amato il mondo da dare il suo Figlio. Buon Natale, fratello, che Gesù, l’inviato del Padre nasca anche nel tuo cuore e scombussoli la tua vita e ti spinga ad essere oggi nel tuo piccolo grande mondo missionario d’amore e di salvezza.
P. Flavio Evangelisti
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Ottobre 2014
La lezione di Giobbe
Anche quest'anno durante la breve interruzione dal tran tran annuale sono partito con il libro di un amico nella borsa: quello del santo, paziente ma altrettanto sfortunato Giobbe della Bibbia. È un amico che sto imparando a conoscere. Quando desidero scendere nel mio intimo e voglio guardare i tracciati della mia vita, Giobbe è quell'amico ruvido e schietto, che aiuta ad illuminare il dentro e rintracciare i sentieri maestri della vita. Prima, Giobbe, lo ignoravo perché pensavo che parlasse di cose con cui non avrei voluto aver nulla a che fare. Ha cominciato ad essermi amico quando mi sono reso conto che difficilmente avrei realizzato quello che avevo sognato di me o che gli altri si sarebbero aspettati da me. Giobbe non è come Abramo, o l'israelita pio né tantomeno il cristiano che ci aspetteremmo. È un uomo che, privato di tutto quello che aveva, è costretto a ricostruire ricostruirsi nonostante la sua povertà materiale e lo sconforto interiore. Si pone al di fuori delle fedi tradizionali dei suoi tempi e delle loro saggezze. Rifiuta i luoghi comuni, diffida della sapienza fine a se stessa. Giobbe cerca il vero volto di Dio, cercando prima di tutto la verità su se stesso, le sue possibilità senza illusioni. Il suo libro è una nota stonata che scombina le certezze assodate fino a camminare pericolosamente sull'orlo del baratro della bestemmia. I critici dicono che la redazione del suo libro è la più oscura e travagliata di tutta Bibbia. È come se, attraverso il corso del tempo, generazioni siano state chiamate ad aggiungere il proprio contributo alla interminabile esperienza di bene e di male, di gioia e dolore, in cui la vita umana nasce, cresce e si rinnova nei secoli. Con gli anni che passano ciascuno di noi trascrive come in un libro le guide della sua vita. Chiunque non scrive il suo libro nella verità nuda e cruda di Giobbe corre il rischio di dover rinnegare quello che ha scritto. E chiunque nella vita non incontra Dio, che completa il libro con lui, difficilmente arriverà a finirne l'ultima pagina contento di sé.
P. Francesco Borri
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