Signore fa di me uno strumento della tua pace
Kosovo, un nome simbolo ormai di una terribile guerra e sempre più sinonimo di odio e di vendetta. Dopo una guerra non ci sono mai, crediamo, dei veri vincitori, ma una cosa purtroppo è sempre terribilmente vera: l’odio, il desiderio di vendetta esplodono più violenti e disumani delle bombe della guerra. E’ quello che vediamo sotto i nostri occhi. La violenza semina violenza, una catena di morte dove non conta più se uno ha ragione o torto, ma dove la vera sfida diventa quella di riuscire o meno a tenere a bada la bestia che si annida dentro di lui, come dentro il cuore di ogni uomo. Questa fine millennio esige più che mai che i missionari aiutino l’uomo cosiddetto moderno ad essere più uomo, più se stesso e meno lupo, lupo che uccide barbaramente il proprio simile. I conflitti armati oggi nel mondo sono tanti, nessun continente ne è esente, compresa la nostra Europa, la cui neonata unità non sembra avere risposte per le attese di pace e giustizia dei popoli. Urgono nuovi missionari che sappiano farsi strumenti di pace e così disinnescare le mine antiuomo che si annidano minacciose nei cuori di tante persone cariche d’odio, impazzite, prive di identità. A Città del Messico nella Piazza delle Tre Culture (azteca, spagnola e moderna) c’è una lapide che ricorda il dramma della conquista spagnola:
Il 13 agosto 1531 eroicamente difeso da Cuauhtemoc Tlatelolco (oggi Città del Messico) cadde in potere di Hernan Cortés. Non fu né trionfo, né sconfitta fu invece la dolorosa nascita del popolo meticcio che è il Messico di oggi.
Forse è così anche per il nostro mondo di oggi: la storia non è più storia di trionfi o di sconfitte, ma di conflitti sempre tragici che, nonostante tutto per grazia di Dio porteranno alla nascita di un popolo meticcio, cioè un popolo nuovo, risultante da una unità di razze e culture diverse, un popolo pacifico, migliore di quello che ha visto la storia di 2000 anni dopo Cristo. In questo contesto, per tutta la grande famiglia francescana risuona dal Padre S.Francesco un accorato appello all’unità e a farsi, uniti, strumenti di pace per un popolo che appartenga veramente a Cristo Signore, sotto la cui guida ogni uomo diventi veramente più uomo. (cfr Conc. Vat. II G.S. 41)
fr. Daniele
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