OTTOBRE MISSIONARIO con S.Francesco d'Assisi
Quando queste mie parole vi arriveranno, Carissimi Amici, saremo già entrati da tempo nell’ “Ottobre Missionario”, il mese tradizionalmente è dedicato alla Missione. Lo scopo è di avere occasioni per tendere di nuovo i nostri sensi e il nostro cuore a Gesù. Egli nei villaggi della sua terra andò proclamando con la vita e la parola che il Regno - la presenza di Dio - è nel mondo e che Dio attende con impazienza di entrare anche nella mente e nel cuore di tutti gli uomini. È con Lui che la nostra vita si arricchisce della sua Vita, con la sua Pace la nostra pace è duratura. Con il suo Bene anche il nostro bene è universale e giusto. Non è a caso che qui sopra siano emerse le parole del saluto “Pace e Bene”, con cui San Francesco voleva che i suoi frati si presentassero. L’Ottobre è missionario ma è anche il mese di S. Francesco di Assisi. Sarebbe una mancanza grave che la nostra piccola rivista missionaria e francescana non portasse traccia del modo con cui San Francesco comprese e visse il suo essere missionario. San Francesco fu un vero missionario; lo fu nella accezione universale di evangelizzatore e lo fu anche in quello tradizionale dell’andare tra coloro che non credono in Cristo. Volle che i suoi frati non avessero stabili dimore perché dovevano vivere come Gesù, il più grande dei missionari, il quale non aveva dove posare il capo. Francesco stesso e i suoi frati dovevano essere “luce del mondo”, quindi vivere sempre “nel lucernario” a spargere la luce di Cristo. Che senso quindi il chiudersi in dei monasteri! Quando ormai non poteva più muoversi faceva scrivere le sue esortazione e farne più copie perché raggiungessero il maggior numero di persone. Volle essere anche missionario “ad gentes” coll’andare tra i mussulmani. Tra loro desiderava di dare il massimo dello sforzo possibile: offrire la sua vita in sacrificio sull’esempio di Gesù che concluse la missione ricevuta da Dio sulla croce. Francesco era scioccato e, umanamente parlando, ossessionato dalla metodologia missionaria di Dio. Dal presepe a Greccio, al Crocifisso alato alla Verna non sapeva capacitarsi come un Dio onnipotente e sovrano potesse servirsi di metodi così umanamente insignificanti e vani per attirare gli uomini a sé. Da qui volle lui stesso e i suoi missionari - i frati - essere minori, “sudditi a tutti” e la povertà assoluta essere il segno tangibile di testimonianza di come Dio agisce tra gli uomini. Francesco è un uomo che concentra la sua esperienza di fede nell’umiltà di Dio, che per amore e rispetto della libertà degli uomini, accetta la debolezza e ne fa il segno della sua libertà e della sua potenza. In San Francesco essere missionario non ha bisogno di strategie e metodologie particolari né sofisticate. Ha bisogno di autenticità della fede. È una vita, che nella fede si lascia stupire e afferrare dall’umiltà di Dio, e diviene di essa l’immagine trasparente.
P.Francesco Borri
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