La lezione di Giobbe
Anche quest'anno durante la breve interruzione dal tran tran annuale sono partito con il libro di un amico nella borsa: quello del santo, paziente ma altrettanto sfortunato Giobbe della Bibbia. È un amico che sto imparando a conoscere. Quando desidero scendere nel mio intimo e voglio guardare i tracciati della mia vita, Giobbe è quell'amico ruvido e schietto, che aiuta ad illuminare il dentro e rintracciare i sentieri maestri della vita. Prima, Giobbe, lo ignoravo perché pensavo che parlasse di cose con cui non avrei voluto aver nulla a che fare. Ha cominciato ad essermi amico quando mi sono reso conto che difficilmente avrei realizzato quello che avevo sognato di me o che gli altri si sarebbero aspettati da me. Giobbe non è come Abramo, o l'israelita pio né tantomeno il cristiano che ci aspetteremmo. È un uomo che, privato di tutto quello che aveva, è costretto a ricostruire ricostruirsi nonostante la sua povertà materiale e lo sconforto interiore. Si pone al di fuori delle fedi tradizionali dei suoi tempi e delle loro saggezze. Rifiuta i luoghi comuni, diffida della sapienza fine a se stessa. Giobbe cerca il vero volto di Dio, cercando prima di tutto la verità su se stesso, le sue possibilità senza illusioni. Il suo libro è una nota stonata che scombina le certezze assodate fino a camminare pericolosamente sull'orlo del baratro della bestemmia. I critici dicono che la redazione del suo libro è la più oscura e travagliata di tutta Bibbia. È come se, attraverso il corso del tempo, generazioni siano state chiamate ad aggiungere il proprio contributo alla interminabile esperienza di bene e di male, di gioia e dolore, in cui la vita umana nasce, cresce e si rinnova nei secoli. Con gli anni che passano ciascuno di noi trascrive come in un libro le guide della sua vita. Chiunque non scrive il suo libro nella verità nuda e cruda di Giobbe corre il rischio di dover rinnegare quello che ha scritto. E chiunque nella vita non incontra Dio, che completa il libro con lui, difficilmente arriverà a finirne l'ultima pagina contento di sé.
P. Francesco Borri
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