Marzo 2010

Testimoni della Speranza

Anche quest’anno voglio rivolgere a voi tutti, amici e fratelli vicini e lontani, l’augurio che nasce dall’annuncio gioioso e inaudito della notte di Pasqua: “Il Signore è Risorto!”, non è una favola, un mito, ma la testimonianza storica di Maria di Magdala, di Pietro e Giovanni. La nostra speranza e la nostra fede trovano in loro un valido fondamento. Fede e speranza, ecco il bisogno dell’uomo. E’ vero che spesso si chiudono gli occhi di fronte alla realtà fingendo che le cose vadano diversamente. Ma quando l’esperienza della caducità e della morte appare in tutta la sua evidenza, allora si è tentati di disperazione. L’illusione e la disperazione sembrano essere l’unica alternativa alla nostra realtà quotidiana. Stando ai nostri sensi, alla nostra ragione, sullo stesso Calvario ha vinto la morte. Sulla Croce troviamo un cadavere: “Quel Gesù di Nazareth, che passò beneficando e sanando tutti“, è l’esperienza dei discepoli di Emmaus… è effettivamente morto, appeso a un legno. Ma ecco l’inaudito, Il mattino di Pasqua è risuonato l’annuncio: “Cristo è Risorto”. L’impossibile è diventato possibile, la vita ha trionfato sulla morte. La morte non è più l’ultima parola. E’ solo nella fede - e noi siamo con la fede - che si può accogliere la sconvolgente verità: “Cristo è Risorto e, poiché Egli è la Primizia, c’è una Risurrezione per tutti, per ogni uomo e per tutto il creato”. E’ ciò che nella liturgia ogni anno noi riviviamo, specialmente nella celebrazione della Veglia Pasquale, durante la quale annunciamo che tutto in Cristo Risorto si rinnova. In Lui una nuova luce, una nuova vita in tutte le cose; tutto in Lui si rigenera, soprattutto il cuore dell’uomo, come la celebrazione ci indica, invitandoci alla rinnovazione delle promesse battesimali. Il Figlio di Dio ha unito la sua sorte personale alla nostra: “Se Egli è risorto anche noi risorgeremo”, se Egli si è liberato dalla morte, anche l’umanità potrà rigenerarsi spezzando i cerchi di morte che l’opprimono: sopraffazioni, ingiustizie, violenze, egoismi, peccati personali e collettivi. Il cristiano sa che la croce della propria vita è una realtà inevitabile. La sofferenza, forse anche la tragedia, è sempre possibile, ma la speranza fondata sulla Resurrezione non lo autorizza ad arrendersi, a cedere allo sconforto. Altri possono anche rassegnarsi, assuefarsi, ma il cristiano non può, perché sa che, in ultima analisi, la carta vincente è quella di Gesù Risorto. Il Messaggio della Pasqua non ci apre solo alla speranza, ma ci chiama ad essere portatori di speranza, e cioè promotori di vita, continuatori della nuova creazione iniziata con la Risurrezione. È una proposta concreta a vivere la nostra vocazione missionaria: “Va’ a dire ai miei fratelli…” dice Gesù alla Maddalena. Il dono della speranza, di cui i credenti sono destinatari, è anche un compito: il dono va donato, perché anche altri si aprano alla gioia, al fascino della vita, gioia e vita che scaturiscono dal Risorto. Fare Pasqua, allora, è vivere ogni giorno, ogni momento, come testimoni della speranza.

fra Corrado Trivelli

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