Paolo apostolo, il grande missionario
Il 28 giugno, Benedetto XVI ha inaugurato l’”anno paolino“, che si concluderà il 29 giugno 2009. La Basilica di San Paolo fuori le mura, che contiene i resti mortali del grande evangelizzatore, sarà al centro di un nutrito calendario di eventi liturgici e spirituali, culturali e sociali, di pellegrinaggi e “itinerari paolini“, distribuiti in luoghi diversi legati alla figura dell’apostolo. Non mancheranno convegni e pubblicazioni sugli scritti di Paolo, come ha annunciato Benedetto XVI: “per far conoscere sempre meglio l’immensa ricchezza dell’insegnamento in essi racchiusa“. Il Papa ha insistito perché quest’anno miri a riproporre l’attualità del suo esempio, che “visse e lavorò per Cristo; per Lui soffrì e morì. Come agli inizi, anche oggi Cristo ha bisogno di apostoli, di missionari pronti al sacrificio; ha bisogno di testimoni e di martiri come San Paolo“. Altra indicazione del Papa riguarda l’aspetto ecumenico: “Pur distante da noi, l’azione di Paolo per l’unità delle comunità cristiane ha molto da dire ad una Chiesa che sente sempre più forte l’appello alla riconciliazione e alla comunione di tutti i credenti. Dopo duemila anni le sfide non sembrano molto cambiate, sia quelle interne – a partire dalle frammentazioni e dalle divisioni – che quelle esterne: è ancora davanti a noi il compito di tradurre il Vangelo di Gesù nelle lingue e nelle culture dei popoli, vincendo le tentazioni di stemperarne lo scandalo e adattarsi alla mentalità del tempo“. Il Papa ha inoltre sottolineato come l’Apostolo sia anche l’uomo del dialogo. Abituato ad incontrare persone di etnie e tradizioni diverse, Paolo ha compreso che lo Spirito di Cristo non è presente soltanto nella Chiesa, ma agisce anche al di fuori di essa. Da ciò l’invito a intensificare il dialogo, in particolare con il mondo musulmano: “il dialogo della vita, dove si convive e si condivide; il dialogo delle opere, dove i cristiani e i musulmani operano insieme allo sviluppo integrale e alla liberazione della gente; il dialogo dell’esperienza religiosa, dove si compartecipano le ricchezze spirituali, per esempio per ciò che riguarda la preghiera e la contemplazione, la fede e le vie della ricerca di Dio o dell’Assoluto; infine il dialogo degli scambi teologici, dove ci si sforza di meglio conoscersi in vista di un maggiore rispetto reciproco“. Non dobbiamo avere paura del dialogo, poiché si dialoga veramente e proficuamente solo quando ciascuno rimane sé stesso, mantenendo la propria identità di fede. Ancora oggi l’apostolo ci invita a puntare lo sguardo su Cristo: quello che conta è annunciarLo e sentirsi responsabili di quanti non sono cristiani ma cercano la verità con cuore sincero.
fra Corrado Trivelli
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